Domenica . Anche se la voglia di cucinare è poca, il desiderio di cose buone non manca mai … e neanche un buon vino rosso!
Mi è balzata all’occhio questa bottiglia di Ruche’ girando per la fiera del Tartufo d’Alba un paio d’anni fa. Ricordo che avevo appena studiato le varie DOCG piemontesi.
Confesso che spesso mi attrae la conoscenza dell’identità dei luoghi che visito, anche attraverso la conoscenza dei vini locali, nati dai vitigni che vi hanno avuto origine e dove trovano le condizioni meravigliose che li rendono così unici e irripetibili altrove.
Ruche’ dunque, le cui origini etimologiche sono diverse. Quella che di più mi convince è forse che Ruchè deriva dal piemontese ”roche”, ovvero arroccato (sulle colline del Monferrato)
Sembra che analizzando il DNA del vitigno si sia confermato che il Ruchè abbia un proprio profilo genetico.
Certamente il Ruchè ha delle caratteristiche uniche e inconfondibili.
– “Ruchè” di Castagnole Monferrato Docg 2014 Laccento, Montalbera (14% alcool)
Montalbera, azienda nata negli anni ottanta, di proprietà della famiglia Morando , dagli anni ottanta dedica particolare attenzione per i vitigni meno conosciuti ed un po’ dimenticati nel tempo.
Si estende su circa 175 ettari tra Monferrato e Langhe di cui circa metà impiantati a Ruchè.
A ragione è considerato il maggior produttore del vitigno autoctono Ruchè di Castagnole Monferrato d.o.c.g. con oltre il 65% del prodotto complessivo.
La parte interessante di questo vino è che le uve sono sovra maturate direttamente in vigneto (circa il 90% della produzione) per minimo 20 – 25 giorni prima della vendemmia. In fase produttiva il vino viene arricchito poi con circa il 10 % di uve in appassimento.
Per la parte raccolta in sovra-maturazione la vinificazione è in rosso con premacerazione a freddo nei primissimi giorni di lavorazione. La durata totale a contatto con le vinacce è di 14-16 giorni. Segue affinamento di minimo 6/8 mesi in bottiglia posizionata orizzontalmente a temperatura non superiore ai 10 gradi per l’importante residuo zuccherino.
Ma veniamo al momento edonistico dell’assaggio!
Di Rosso rubino, limpido e poco trasparente.
Vitigno semiaromatico, annoverato tra le ‘uve profumate da Luigi Moio’, quindi un vino solista con forte riconoscibilità sensoriale.
Tipico, intenso con note di piccoli frutti rossi, in confettura di ciliegie ai quali si aggiungono le spezie dolci come la vaniglia.
Il profumo del vino anticipa tutto ciò che si sente in bocca, subito dopo.
Morbido, corposo,molto caldo e dal tannino setoso.
Regala un calice piacevole con una buona persistenza aromatica intensa.
Una buona bottiglia che consiglio senza esitazione!